TAGLI & SQUARCI II
febbraio 1996, Cagliari, galleria Man Ray
«Io non sono né un pittore né uno scrittore, ma un uomo che dipinge e scrive per una sua intima necessità. Non so concepire che si possa, dell’arte e della poesia, fare un mestiere o una professione... L’arte per me è il solo modo di essere e di conoscere la realtà e la verità dell’universo».
Ardengo Soffici - dal secondo "Giornale di Bordo"
Praticare l’arte - l’arte per l’arte - è un lusso inaudito che mi permetto nel mondo che ha in idolo la "merce", ma è il solo modo che ho di essere vivo e di sapermi vivo. Successivamente l’arte può (ma non è obbligatorio) diventare strumento di comunicazione e trasformarsi fatalmente in merce; nel caso delle arti visive si trasforma in "feticcio" travestito da "oggetto d’arredamento". Per questo ci sono le gallerie ed i critici d’arte, i collezionisti e infine il pubblico che viene definito il "fruitore".
No, mi spiace, sono troppo partigiano, irrimediabilmente "inattuale", per fare l’imbonitore delle spoglie decomposte dell’Arte che è MORTA.
La morte dell’Arte era evidente già all’epoca di Hegel, ma poi venne Auschwitz e la constatazione di Adorno della semplice impossibilità dell’Arte, di un punto di non ritorno, del fallimento della cultura e dell’interpretazione illuminista della storia.
Ciò nonostante continuo a operare sul disegno e sui fatti visivi, in primo luogo per un intima necessità espressiva e conoscitiva, in secondo luogo con finalità di comunicazione. Così nel 1996 allestii la mostra "Tagli & Squarci II" e chiesi a Luigi Mazzarelli la presentazione.
Soltanto Luigi Mazzarelli poteva fare la presentazione del mio lavoro, perché, come ho scritto sul n. 0 di "Soliana": «...conosceva ogni piega del fare e conciliava il "sentire" ed il "capire"; per questo la sua qualità di "critico" era ineguagliabile e unica, per respiro e ampiezza di prospettiva. Perché Luigi Mazzarelli non era artista moderno né ancor meno post-moderno, era un classico, era leonardesco».
Fu dunque per me un onore e un raro privilegio farmi presentare da un grande artista come Mazzarelli - che, proprio nello stesso anno della mostra "Tagli & Squarci II", fece il secondo grandioso falò delle sue opere pittoriche - e viveva come nessun altro, dalle avanguardie storiche in poi, il dramma della "morte dell’arte" e insegnandomi, questo glielo devo, a risolvere (o narrare, esplorare) questo "dramma" all’interno della pittura, lavorando incessantemente.
Lascio volentieri a tutti gli altri il baloccarsi con l’arte, farne una terapia o un rito sacrificale.
Bruno Pittau - novembre 2008